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Natsuki Yasuda
Natsuki YasudaGiappone
Yasuda è una fotoreporter dello Studio AFTERMODE, che lavora in aree svantaggiate e devastate dell’Asia sudorientale, del Medio Oriente, dell’Africa e del Giappone. Continuando a monitorare la situazione nelle aree disastrate, si è dedicata alla città giapponese di Rikuzentakata a partire dal grande terremoto del 2011.
Era un giorno di primavera, cinque anni dopo il grande terremoto che ha colpito il Giappone orientale. La città di Iwate, che nel frattempo avevo continuato a visitare, iniziava finalmente a mostrare i primi segni di ripresa, quando la furia della natura si è nuovamente abbattuta sui residenti. Il terremoto che ha scosso Kumamoto continuava a gettare un’ombra sulla vita della gente, anche dopo molti mesi.
Per scattare le foto, ho messo gradualmente in pratica le lezioni che avevo imparato a Tohoku. Mentre visitavo Iwate, catturavo non solo le immagini della natura, ma anche lo spettro con cui quelle persone intimorite erano costrette a vivere giorno dopo giorno. Che cosa provavano davanti alle mutevoli espressioni dell’oceano, delle montagne e del cielo?
Tra la forza imperiosa della natura e le azioni della gente c’è la preghiera, che si incarna in un festival tramandato da generazioni. Per commemorare chi non c’è più, testimoniare che i nostri predecessori hanno vissuto e ringraziare la natura per la sua generosità, poiché ci ha lasciato vivere. A volte cantando una canzone, a volte chiudendo gli occhi e contemplando in silenzio, la gente deve condividere gli spazi con la natura. Anche se il territorio di Kumamoto è diverso, i rituali hanno origini che trascendono il tempo.
Come se allungassi silenziosamente la mano verso quei nobili gesti, ho scattato una foto dopo l’altra. Come è possibile che si scelga di vivere lì nonostante tutti quei disastri? Ho cercato qualche indizio nelle mie istantanee.
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