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Tetsuro Shimizu
Tetsuro ShimizuGiappone
Nato nella città di Yokohama nel 1975, dopo essersi diplomato al Nippon Photography Institute, Shimizu ha lavorato come assistente del fotografo Toshinobu Takeuchi per tre anni, per poi iniziare a lavorare come freelance all'età di 23 anni. È attivo in un'ampia varietà di generi, tra cui quello naturalistico, delle istantanee e delle foto documentarie con un punto di vista unico. Le sue raccolte fotografiche includono ”CHANGE”, ”New Type”, ”Otamajakushi Genetic Memory” (Memoria genetica dei girini), ”Wadachi” (Tracce), ”Tokyo Karasu” (I corvi di Tokyo) e il saggio fotografico ”Umatabi - Mongoru 20 Nenkan Shuzai Shita Shashinka no Kiroku” (Viaggio a cavallo: diario di un fotografo che ha percorso la Mongolia in 20 anni). Tiene numerose mostre individuali. Shimizu ha vinto il primo premio Yonosuke Natori Photographic, il Newcomer's Award della Photographic Society of Japan nel 2014 e il Sagamihara Photography Newcomer Honorable Mention Award nel 2016. È membro della Japan Professional Photographers Society ed è insegnante part-time presso il Dipartimento di fotografia del College of Art della Nihon University.
Il rigido inverno mongolo è iniziato. A novembre, il Paese è colpito da un'ondata di freddo dopo l'altra e la temperatura scende quasi sempre fino a 20 o più gradi sotto zero. Senza curarsi della temperatura, del tempo o della stagione, i nomadi portano il bestiame al pascolo al sorgere del sole e lo riportano a casa prima del tramonto, giorno dopo giorno.
A novembre, nella provincia di Khentii, nella Mongolia orientale, si tiene un festival dei cavalli. Nonostante si parli di cavalli, i veri protagonisti dello spettacolo sono i nomadi. Si tratta di una competizione che mette in mostra le loro eccezionali abilità equestri. Gli eventi includono il raduno di cavalli allo stato semi-brado nelle pianure con un'uurga (asta con lazo) e la cavalcata di cavalli selvaggi senza sella in un rodeo per poi domarli. La semplicità di contrapporre un cavallo all'uomo in ripetute prove di forza è davvero unica. Se il cavallo riesce a liberarsi, vince. Se il nomade perde o cade da cavallo, la folla ride. Detto questo, però, i fieri nomadi non si lasciano sconfiggere facilmente. Non voglio perdermi nemmeno un istante, quindi continuo a scrutare il mirino della OM-1 Mark II e uso lo scatto in sequenza silenzioso. Funziona perfettamente anche con il freddo, l'AF segue i soggetti in movimento senza problemi e la batteria soddisfa tutte le mie esigenze.
La prima volta che ho visto una gara di nomadi rompere le ossa del bestiame (vertebre toraciche) tagliandole a mani nude è stata davvero impressionante. Le ossa sono così dure che un dilettante come me si romperebbe la mano, ma i nomadi le tagliano una dopo l'altra come se niente fosse. Sembra che il tempismo sia fondamentale. Mangiare la carne fino al midollo è un modo per onorare il bestiame che mantiene in vita i nomadi. I nomadi trattano gli animali con gentilezza come se fossero figli loro, li usano come mezzi di trasporto e infine accettano il dono della loro vita, usando assolutamente tutto, comprese pelli e pellicce. Dopo aver fotografato il festival per due giorni, ho capito l'amore che i mongoli nutrono per i loro cavalli.
OM SYSTEM OM-1 Mark II
Svelare la meraviglia è nella nostra NATURA.